Ennesimo suicidio in carcere: detenuto 27enne si impicca a Prato. È il 63esimo caso nel 2024

Ennesimo suicidio in carcere. Nella serata di sabato 27 luglio, un detenuto del penitenziario di Prato si è impiccato nella sua cella. Subito soccorso e condotto in ospedale, è spirato poco dopo. “Si tratta del 60esimo suicidio di un detenuto nel corso dell’anno, cui vanno aggiunti 6 appartenenti alla Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Una carneficina mai vista in precedenza”, si legge in una nota di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. Il detenuto, italiano di 27 anni, aveva alcune condanne definitive con fine pena nel 2032, fa sapere lo stesso sindacalista.

“Il governo ha intenzione di battere ogni macabro record? Perché né Meloni né Nordio vogliono vedere questa strage silenziosa? Tornino sulla terra e intervengano con urgenza. Da parte della maggioranza manca la volontà politica”, dice il segretario di Più Europa Riccardo Magi.

Venerdì sera proprio nel carcere di Prato c’era stato un tentativo di rivolta: secondo quanto spiegato ieri dalla Fp Cgil un gruppo di circa venti detenuti della prima sezione “per motivi ancora da accertare”, hanno “divelto i neon della sezione, lasciando al buio il reparto. Hanno poi usato le brande di ferro per barricarsi, impedendo l’intervento degli agenti di polizia penitenziaria. La protesta è rientrata intorno alle 2 di questa notte, dopo una lunga trattativa di mediazione”.

Intanto si registrano tensioni anche nel carcere a Velletri, in provincia di Roma. Lo denuncia Maurizio Somma, segretario per il Lazio del Sindacato autonomo polizia penitenziaria, che segnala come alcuni detenuti si siano rifiutati di rientrare nelle celle del Reparto D dell’Istituto, arrivando a distruggere alcune delle telecamere in uso.

Al momento è operativa la Penitenziaria, supportata di rinforzo anche da un presidio di Carabinieri e Polizia di Stato, pronti ad intervenire in caso di necessità. Per Somma, momenti come questi “sono la piena dimostrazione della professionalità e delle capacità dei poliziotti penitenziari che pur nella limitatezza delle risorse a disposizione, si spende con incrollabile buona volontà per garantire la sicurezza pubblica, assicurando l’ordine all’interno delle carceri”.