La prima denuncia è partita da San Nicandro Garganico con il successivo provvedimento della Procura. L’uomo è di Frosinone. L’avvocato difensore Giampiero Vellucci: “Gli elementi raccolti avrebbero dovuto indurre gli inquirenti a concentrarsi sul furto di identità”
E’terminata dopo 10 mesi di reclusione, a fronte di una condanna di tre anni, la detenzione carceraria di un uomo di 53 anni di Frosinone, finito, suo malgrado, al centro di una vicenda “assurda e incredibile”, nella quale, evidenziano i legali difensori, “si sono mescolate l’abilità e l’astuzia dei veri autori dei fatti (cittadini stranieri difficilmente identificabili) e, purtroppo, anche la superficialità di chi, delegato alle indagini, troppo frettolosamente ha dato per scontato la responsabilità di un cittadino, fermandosi agli aspetti meramente formali”.
LA VICENDA
Come riportato in anteprima sulle colonne di Frosinonetoday, nel settembre del 2023, l’operaio, impiegato in un’azienda meccanica, era stato prelevato dagli agenti in borghese e tradotto in carcere in quanto, a proprio carico, c’erano dei procedimenti per truffa aperti presso le Procure della Repubblica di Cremona, Parma, Bologna, Ancona, Arezzo, Frosinone e Foggia.
L’uomo era accusato di truffe informatiche consistenti nella vendita on line di computer, tablet e altri strumenti elettronici, a prezzi convenienti. Escamotage con il quale sarebbero stati incassati cospicui acconti accreditati su una carta di credito intestata all’ignara vittima.
Tuttavia, a fronte del versamento delle somme di denaro, la merce non era mai stata consegnata. Nel corso delle indagini svolte dalle varie procure d’Italia veniva accertato che la carta di credito utilizzata per le truffe era stata accesa con i dati di nascita e l’indirizzo di residenza del 53enne di Frosinone.
I procedimenti penali si erano definiti con provvedimenti di condanna – quasi sempre in contumacia – che avevano comportato il trasferimento in carcere.
LA DENUNCIA
La prima denuncia di truffa è stata presentata nel settembre 2022 da una donna di San Nicandro Garganico, alla quale non era stato consegnato un televisore di 40 pollici nonostante nel maggio dello stesso anno avesse versato su una carta prepagata intestata all’ignaro operaio, la somma di poco più di 150 euro.
Per l’accaduto la Procura di Foggia aveva emesso un decreto penale di condanna per truffa aggravata e convertito il provvedimento detentivo in una sanzione pecuniaria. Secondo quanto fa notare l’avv. Giampiero Vellucci, legale difensore dell’uomo accusato ingiustamente, durante le indagini non si è tenuto conto di alcuni elementi, a partire dall’accensione della carta di credito avvenuta a Bari – “dove il mio assistito non si è mai recato” – attraverso l’utenza telefonica (necessaria per confermare le operazioni bancarie) intestata a un cittadino romeno risultato irreperibile.
In secondo luogo, la carta di credito non era nella disponibilità del suo assistito, meno che mai il denaro. In ultimo, i bonifici fatti dagli ignari clienti venivano immediatamente girati su un conto acceso in Romania. Tutti elementi che i legali difensori di Pino sono riusciti a dimostrare e che a dire dell’avv. Vellucci avrebbero dovuto indurre gli inquirenti a concentrarsi sul furto di identità.
Tali circostanze hanno consentito di escludere, secondo i difensori, che Pino avesse mai conseguito la disponibilità del denaro (non avendo mai posseduto la carta di credito incriminata) e, soprattutto, che avesse mai utilizzato un solo euro di quelle somme.
Circostanza, questa, assolutamente determinante, trattandosi di reati che non possono prescindere dal conseguimento di un’utilità economica per l’autore dei fatti.
Nel frattempo, però, in altre parti d’Italia, sempre all’indirizzo del malcapitato, per lo stesso motivo venivano emessi altri decreti di condanna.
LE DICHIARAZIONI
“Il fatto grave è che nessuno ha fatto accertamenti. Ovviamente non ci fermeremo qui, non ci accontenteremo del risarcimento dei danni, ma vogliamo che il Consiglio Superiore della Magistratura indaghi sull’operato di chi non ha svolto i minimi, essenziali e necessari accertamenti” il commento dell’avvocato difensore a FoggiaToday.
A Frosinonetoday l’operaio, al momento della scarcerazione, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Ho vissuto un incubo, in quanto quello che è successo a me poteva capitare a tutti. Qualcuno, però, ha peccato di leggerezza, perché sarebbe bastato un avviso di garanzia, relativamente a uno dei tanti procedimenti penali e si sarebbe potuto chiarire tutto, all’inizio, senza subire la durissima esperienza carceraria che, solo grazie ai miei legali, è durata giusto il tempo per fornire tutte le prove della mia innocenza”